Le origini del grissino risalgono al 1675, merito di Vittorio Amedeo II di Savoia.
Il giovane componente della famiglia Savoia riusciva con difficoltà a digerire la mollica del pane così il suo medico fornì le indicazioni ad Antonio Bruero fornaio di Lanzo Torinese per produrre il grissino.
I grissini ebbero una veloce diffusione sia in Piemonte che nel resto del paese grazie alla digeribilità e alla facilità di conservazione.
Il nome deriva da quello della “ghersa”, il classico pane piemontese, di forma allungata.
La forma di grissino più antica e tradizionale è indubbiamente il rubatà, che in piemontese significa “caduto – rotolato”, di lunghezza variabile dai 40 ai 80 centimetri, facilmente riconoscibile per le particolari irregolarità, è molto apprezzato per le sue caratteristiche di alta digeribilità, facilità di conservazione e genuinità.
Prodotti con ingredienti base genuini e di prima qualità (farina di grano tenero tipo “00”, lievito madre, olio Extravergine di oliva, acqua, sale) e buoni come i primi sfornati nel 1675, i grissini prodotti oggi, si arricchiscono con svariati e sfiziosi aromi: il rosmarino, le olive, la cipolla, il mais, il peperoncino e il sesamo.
Il grissino è l’ingrediente principale della Zuppa dei Valdesi, piatto tipico della Vallate Pinerolesi e delle Alpi Occidentali.